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Catalogo della mostra I tre Artisti di Pareto: Berzoini, De Salvo, Pacetti

by paton

Per una fortuita coincidenza di motivi, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, tre artisti “albisolesi”, Lino Berzoini, Giovanni Battista De Salvo ed Ivos Pacetti, si rifugiano a Pareto, felice e verde borgo nell’Appennino Ligure tra le provincie di Alessandria e Savona. I tre maestri, di diversa provenienza geografica e formazione, si conoscono e si frequentano nella Albisola degli anni precedenti all’evento bellico. E’ un periodo importante in cui il piccolo paese ligure vive una stagione esaltante, preludio dei futuri sviluppi degli anni successivi. A Pareto Berzoini, De Salvo e Pacetti, tutti fieramente pittori prima che ceramisti, durante l’interruzione forzata dal lavoro in fornace, nel silenzio dei boschi, nelle vallate innevate, nei campi fioriti, ritrovano un contatto con la natura che induce a ripensare ai luoghi della giovinezza e dell’infanzia.  Berzoini originario del Polesine, Pacetti della Toscana e De Salvo della vicina Liguria, vivono una stagione meravigliosa, immobile nel tempo e nello spazio, in cui possono esprimere, liberamente senza vincoli e soggezioni, il proprio sentire dell’anima e comporre pagine di arte pura. Ecco nascere il “ Driulin” di De Salvo, vecchio e fiero campanaro immerso in un’atmosfera ovattata quasi sospesa, in attesa che le campane tornino a suonare a festa; il delicato “Paesaggio del Monferrato” di Berzoini, in cui il colore sembra scaturire da un improvviso ed insperato diradarsi della nebbia; il “Matrimonio” di Pacetti, meraviglioso atto creativo, fiammingo nel linguaggio pittorico, con i due personaggi in posa e un piccolo Cupido che arriva dalla finestra, messaggio di amore e speranza per il futuro.
Inoltre Berzoini continuerà, nelle estati successive fino al 1970, a soggiornare a Pareto. La mostra e il catalogo che ne fa da corollario, traggono spunto da questa esperienza comune per ripercorrere brevemente l’attività dei singoli maestri, sviluppata dagli anni ’20 agli anni del ‘900.

Lino BERZOINI

Ficarolo (RO) 1893 – Albisola Superiore (SV) 1971

Veneto di origine, dopo la prima guerra mondiale frequenta l’Accademia Albertina a Torino, dove, successivamente, è assunto come ceramista alla Lenci e all’Ars Pulchra. Giunge ad Albisola nel 1937 impiegato nella fornace di Tullio Mazzotti e poi nei principali ateliers, svolgendo nel contempo l’attività di pittore. Partecipa a rassegne internazionali: Biennale di Venezia, Quadriennale di  Roma, Internazionale di Parigi, oltre a numerose mostre personali a Savona, Genova (nel 1939 con Lucio Fontana), Cuneo, Torino, Milano, Venezia.

Il suo nome compare nella prima edizione del Manifesto Futurista della ceramica del 1938 e nel 1954 viene nominato Accademico di merito della Ligustica per la classe di pittura. Sensibile all’uso del colore in cui attua numerose sperimentazioni: dalle tinte fluide e chiariste degli anni ’30 e ’40 all’impiego di colori più accesi e pastosi del ventennio 1950-70. Negli anni ’60 utilizza la foglia d’oro o d’argento per sfondi preziosi. Nella pittura si dedica alla rappresentazione del paesaggio, in chiave novecentista, di Venezia o delle Langhe, ai ritratti e alle nature morte; nella ceramica a temi religiosi, interpretati in chiave intimistica, e a scene di genere.

Giovanni Battista DE SALVO

Savona 1903 – ivi 1964

Trascorrere la giovinezza a Stella S. Giovanni , da cui trae l’amore per la natura  e la capacità di stupirsi davanti alle sue piccole e grandi manifestazioni. Il sentimento che vibra nel profondo del suo animo trova felice approdo al cospetto del maestro Eso Peluzzi , che nel 1927 gli fornisce gli strumenti tecnici ed interiori per dipingere. Dal tocco impressionista ricco di sensazioni morbide dai toni smorzati, vive l’opera pittorica come un’elaborazione profondamente personale costituita da silenzio ed attesa. Nel 1930 viene chiamato a sostituire Piero Rabbia alla direzione della La Casa dell’Arte, e innanzi alla difficile decorazione della materia soggetta al mistero del fuoco, elabora un tratto essenziale ed efficace in cui le figure, gli animali, le scene composite, assumono una forte caratterizzazione stilistica che lo innalzano ai vertici dell’arte figulina. Il buon ritiro del 1940 a Pareto, il silenzio della campagna, il ritmo delle stagioni, il ritorno alle sensazioni mai dimenticate dell’infanzia gli donano un rinnovato impulso per la pittura. Egli non ha mai riconosciuto pari dignità alle due anime della sua arte, attribuendo solo alla pittura il primato assoluto.

Ivos PACETTI

Figline di Parato (FI) 1901 – Albisola Superiore (SV) 1970

Artista versatile e sempre desideroso di sperimentare, arriva ad Albisola dopo una sofferta gavetta giovanile. Presso la MAS e La Casa dell’Arte di Albisola esercita al meglio l’arte sottile: arriva, poi, alla direzione dell’ILSA e, finalmente, avvia una fornace di proprietà, La Fiamma, sempre ad Albisola. L’indole irrequieta e la favorevole congiuntura di mercato inducono Ivos con il fratello, nel 1949, a impostare una fabbrica di ceramica dai criteri moderni, concretizzata nel 1956, in uno stabilimento all’avanguardia nel settore. Negli anni ’20 aderisce al  post decò nella ceramica ed il futurismo lo rende uno tra gli artisti più apprezzati dalla critica e dai collezionisti. Poco propenso all’imitazione stilistica e dotato di fantasia creativa senza pari, si distingue per un’ispirazione dal carattere sincretico in cui il gusto classico e rinascimentale si fonde con l’innovazione. Negli anni ’50 e ’60 la sua vena artistica gli permette di eseguire della ceramica d’arte e di dedicarsi alla pittura, nella quale mantiene echi dell’arte italiana del ‘400 e della pittura fiamminga. Da quest’ultima trae una tavolozza dai colori accesi ed una propensione per l’elaborazione del dettaglio.

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