Trascorre l’infanzia e la prima giovinezza a Roma, e si laurea in giurisprudenza a Torino. Giovanissimo coltiva la pittura per naturale predisposizione come autodidatta: gli esordi si indirizzano, con paesaggi e ritratti, verso un naturalismo dal dettaglio curato, sostenuto dalla perizia nel disegno. Nel 1906 ritorna ad Albissola Marina. Dopo la partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, negli ’20, oltre alle sperimentazioni in campo ceramico, emerge più chiaramente il bisogno di tradurre poeticamente le percezioni attraverso l’uso di un colore nitido e raffinato unito ad una salda composizione dei volumi. Prende parte alla vita artistica e frequenta O. Grosso, A. Grande, C. Sbarbaro e A. Martini.
Riservando poco spazio alle mostre personali, durante la sua lunga carriera artistica partecipa, invece, ad importanti collettive: nel 1925 è all’ Expo di Parigi e alla II Biennale di Monza. Tra il 1927 e il 1933 riserva brevi ammiccamenti alle atmosfere metafisiche, con alcune importanti “sperimentazioni”; tuttavia non si lega ad alcuna corrente artistica, nel bisogno di liricità e apertura alla fantasia. Predilige il disegno estemporaneo a china, in cui la vena estrosa accompagna il naturale e il grottesco; richiami a letture colte nutriranno l’animo sincero, entusiasta, fedele alla sua visione artistica. Partecipa con la ceramica alle mostre di arte decorativa di Monza e di Milano, alle Esposizioni della Soc. di Belle Arti di Genova e alle Sindacali regionali e nazionali. Invitato alle Biennali di Venezia (1930-1942) – nel 1940 con un personale di chine e disegni – e alle mostre all’estero organizzate dall’Ente Biennale, interviene alle Quadriennali di Roma (1931-1956), all’Expo Universale di Bruxelles (1935), alla Mostra Internazionale di New York (1936), alla Mostra Premio Bergamo. Dal 1935 si dedica con notevole successo all’acquaforte, in cui il gusto narrativo è sostenuto da una grande duttilità tecnica. Incaricato dell’affresco per l’Esposizione universale di Roma del ’42, che non vide mai la luce per il sopraggiungere della guerra, nel 1937 a Savona è impegnato con il collega Peluzzi nell’affresco del salone comunale e nel riordino della Pinacoteca Civica. Ispettore onorario della Soprintenda per il Territorio Savonese, nel 1938 è eletto Accademico di Merito all’Accademia Ligustica di Belle Arti. Sempre conducendo un’esistenza schiva a laboriosa, coltiva le amicizie con Rambaldi e Martini, in primis, con Rodocanachi, Saccorotti, Vellani Marchi, Borgese, Venturi, Gio Ponti, Capogrossi, Vergani, Zanzi, Barile, De Salvo, Sbarbaro. Nel dopoguerra accentua l’uso del colore e partecipa alle rassegne del Premio Bagutta-Spotorno.
Il volume, a corredo della mostra “ MARIO GAMBETTA Del reale e Del fantastico” curata dall’associazione Lino Berzoini tenutasi dal 1 dicembre 2012 al 3 febbraio 2013 a Savona nella fortezza del Priamar nel Palazzo del Commissario, offre una selezione di opere di Mario Gambetta che coprono un arco di tempo di più sessant’anni, dal 1904 al 1965, con l’intento di far comprendere il modo di vedere la realtà, di intendere la vitalità del disegno e della china, la purezza dell’espressione pittorica e i virtuosismi in campo ceramico. Ripercorrendo la sua vita artistica è possibile intenderne la visione del mezzo espressivo, attraverso la sua personalità di grande uomo di cultura, che gli ha permesso, con un processo creativo profondo e semplice al contempo, di essere sperimentatore e competente maestro in ogni rappresentazione tecnica. Con un’accurata scelta di opere, che comprendono i generi del disegno, della china, della pittura, dell’incisione e della ceramica, nel catalogo è possibile vedere capolavori che l’artista ha voluto conservare presso di sé, quindi inediti o esposti raramente, ed opere provenienti da collezioni pubbliche. Nel disegno Mario Gambetta mostra un talento precocissimo e una naturale predisposizione. La matita, il lapis Conté, la sanguigna e il carboncino sono impiegati nei suoi dinamici disegni che spesso trovano espressione finale nella pittura e nell’incisione. Il maestro ha una predilezione per la china, attraverso la quale esprime il suo temperamento e può aprire gli occhi sulla dimensione del fantastico. Con la vitalità di temi gioiosi o sensuali e tentatori, in cui spesso domina la figura femminile, conferma la fedeltà all’impostazione disegnativa.
Le opere di pittura sono contrassegnate dall’originalità del taglio prospettico, il disegno limpido, l’invenzione nella scelta dei soggetti. Dallo scorcio degli anni ‘20si sofferma brevemente e con successo su atmosfere metafisiche, per arricchire poi la sua pittura con soggetti tratti dal mondo del circo e dello spettacolo, ricchi di toni accesi e atmosfere festose di prorompente fisicità. Nei paesaggi, nature morte e ritratti, la tecnica analitica, ricercatrice dell’esatto documentario oltre che del vero, si coniuga con atmosfere soffuse di poesia e di intima serenità. Nell’incisione l’aspetto tecnico attrae ancora una volta la sua curiosità ed egli asseconda la naturale attitudine alla sperimentazione. Con l’utilizzo delle tecniche di acquaforte, acquatinta, cera molle e incisione su gomma tipografica, l’artista, giunto alla maturità, da vita a capolavori di seducente e raffinata qualità espressiva, incentrati su temi fantastici o circensi, sacri o mitologici, umoristico caricaturali. Sperimentatore attento nel campo degli smalti e delle vernici Mario Gambetta è convinto sostenitore della ceramica come materia per creare opere d’arte fin dagli anni ’20. Esegue inoltre decorazioni d’arredo per edifici pubblici e privati e importanti opere pubbliche come gli altorilievi maiolicati per il Palazzo delle Poste a Savona.